Fials a Speranza: “Dignità per le professioni sociosanitarie, oltre 90mila operatori attendono giusto inquadramento contrattuale”
Il sindacato scrive al Ministro della Salute: “Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Anche gli operatori sociosanitari, di cui nessuno parla se non per pretestuosi attacchi a una figura di essenziale importanza per la tenuta del nostro SSN hanno dato prova di grande valore, contando tra le loro fila decine di vittime del dovere e migliaia di infortuni da contagio. Da tempo attendono risposte e il loro malcontento grida vendetta”.
LA LETTERA
“Non possiamo più assistere alla bocciatura di emendamenti che vengono prima approvati dalle commissioni, onde poi essere cassati dalla presidente del Senato: parliamo del riconoscimento dell’area sociosanitaria a oltre 90mila oss, assistenti sociali e sociologi. Una proposta di modifica al Dl Sostegni che delude aspettative più che legittime”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, che ha scritto una lettera sulla questione al ministro della Salute, Roberto Speranza, affinché intervenga con una modifica del DPR 761/79 per dare agli operatori una corretta collocazione e la dignità che ne deriva.
Sono circa 86mila gli operatori sociosanitari attivi in Italia sia nel pubblico che nel privato accreditato, con rispettivamente 48mila e 38mila unità, a seguire 5.700 assistenti sociali e 600 sociologi: un piccolo grande esercito di lavoratori che ha saputo fare la differenza durante questa interminabile pandemia dimostrando elevato senso del sacrificio e notevole abnegazione verso la collettività, ma senza aver ricevuto mai alcun riconoscimento del suo giusto inquadramento contrattuale. Si tratta di una figura nodale del SSN da più di venti anni che attende risposte che non arrivano né dalla politica, né dalle istituzioni. Per questo la Fials sollecita il ministro della Salute, Roberto Speranza, ad intervenire al più presto.
“Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Anche gli operatori sociosanitari, di cui nessuno parla se non per pretestuosi attacchi a una figura di essenziale importanza per la tenuta del nostro SSN – spiega Carbone – hanno dato prova di grande valore, contando tra le loro fila decine di vittime del dovere e migliaia di infortuni da contagio. Da tempo attendono risposte e il loro malcontento grida vendetta”. “Chiediamo al ministro di introdurre nel prossimo decreto legge – incalza il segretario generale Fials – un articolo specifico che istituisca il ruolo sociosanitario nello stato giuridico del personale del SSN, collocandovi da subito i dipendenti con i profili professionali di operatori sociosanitari, assistenti sociali e sociologi, quale dovuto ristoro morale ma anche quale corretta collocazione in vista del prossimo rinnovo contrattuale del comparto sanità 2019-2021”.
Nella lettera il sindacato richiede, altresì, al presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, al neo coordinatore della Commissione Salute delle Regioni Raffaele Donini, e al presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità Davide Carlo Caparini, “un intervento diretto e specifico sul ministro della Salute per la modifica dell’art. 1 del DPR 761/79, prima dell’emanazione, da parte dello stesso Comitato di Settore RegioniSanità, dell’Atto di indirizzo all’Aran per l’avvio del negoziato sul rinnovo contrattuale 2019-2021”. Ma facciamo un passo indietro, ricordiamo che la Fials, illo tempore, aveva salutato con soddisfazione l’approvazione della legge 3/18 che novellava, tra l’altro, l’area delle professioni sociosanitarie, già prevista ma mai attuata nel d.lgs. 502/92.“Tale norma avrebbe dato da subito cittadinanza ai profili di assistente sociale, operatore sociosanitario, sociologo e educatore professionale – interviene Carbone – al fine di rafforzare la tutela ,della salute, intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale, secondo la definizione sancita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
“Ma a tale importante innovazione non è mai stato dato seguito – conclude il segretario generale – e ora la Fials pretende dignità per le professioni sociosanitarie in prima linea contro la pandemia, oltre 90mila operatori attendono il giusto e doveroso inquadramento contrattuale”.